E’ necessario, alla luce della nuova legge sul cinema, che non ha previsto quote rosa per la tutela di un accesso ai fondi da parte delle registe in Italia, indire molto presto un incontro per ragionare su una proposta chiara e incisiva che possa definitivamente far partire un’azione che tuteli una certa quota, nei bandi pubblici, dei progetti ideati e diretti dalle donne.
Il SalinaDocFest ha dimostrato, premiando il mio documentario e menzionando quello di un’altra regista donna Mujah Maraini-Melehi , una forte sensibilità verso questo tema, confermata dalla selezione dei film, essendo diretto da una donna forte e combattente come Giovanna Taviani che crea coesione anziché disgregarecome avviene solitamente in Italia fra i registi.
E’ da qui che è possibile far partire dunque, simbolicamente, un movimento tutto al femminile che tenda a tutelare la ormai comprovata professionalità, competenza e creatività delle donne registe in Italia, sia di documentari, sia di qualsiasi forma audiovisiva d’interesse culturale.
Un movimento che abbia in mente di produrre un cammino verso un chiaro e netto messaggio alle istituzioni (come il Micbat), che devono assumersi maggior responsabilità e
maggiore impegno nell’aiutarci a sviluppare il nostro lavoro e a renderlo fruibile. Ma anche verso un linguaggio generale della cultura, dei
film e dei documentari che parlano di donne, che deve in qualche modo mutare nella narrazione e nella rappresentazione del femminile, tutelando la nostra natura e non, appunto, snaturandola o avvilendola anche con l’esclusione dai grandi numeri e dai fondi che in larga scala vedono la partecipazione delle registe, nel nostro paese, non ancora adeguata rispetto la produzione internazionale.
A maggior ragione bisogna cominciare a tutelare le registe più giovani che si avvicinano al mondo della produzione e dei fondi, e che faticano il doppio per trovare e avere attenzione e ascolto.
Cominciamo noi per prime unendoci in un coro unito e forte che spinga il nostro paese ad aprire sempre più
porte alla sensibilità e al punto di vista che solo una donna può dare, proprio in quanto donna. Che questo sia definitivamente considerato un valore e non un problema.
E auspico che si riesca, grazie anche al SalinaDocFest e a alla sua ideatrice e direttrice Giovanna Taviani, a darci un appuntamento per dopo l’estate, per riunirci e cominciare a discutere dei modi e delle possibilità.
Ad Maiora. Chiara Agnello