Silvia Staderoli parte per un viaggio alla (ri)scoperta della sua memoria e della sua città natale, La Spezia. Lei, che ha smarrito la sua identità quando era ancora bambina, durante gli anni del divorzio dei suoi genitori e quando suo padre si ammalò di schizofrenia. Durante quest’infanzia, anche La Spezia ha perso la sua identità, la città militare più importante in Italia. Silvia racconta queste due storie di perdita identitaria. Corrispondenze che fanno dell’una la cassa di risonanza dell’altra.
Della mia infanzia a La Spezia mi restano pochi ricordi, qualche foto, un giocattolo e una domanda: la schizofrenia che ha colpito mio padre dopo il divorzio con mia madre è l’effetto di un problema congenito, o di un avvenimento di cui non sono al corrente? Il dubbio che la sua malattia sia legata in qualche modo al divorzio mi ha accompagnato per tutta l’adolescenza, e la paura che si tratti di un disturbo ereditario mi ha terrorizzata per anni. Ma a questa domanda i miei genitori non hanno mai voluto dare risposta. Ho deciso d’intraprendere un viaggio nel passato, e di condividerlo con la mia città di allora, come fosse una sorella.
Perché mentre io vivevo il mio dramma familiare, La Spezia stava perdendo, come me, la sua identità. Concepita come una città-caserma ha dovuto sottomettersi totalmente alla presenza dei militari sul suo territorio: tutti lavoravano nelle fabbriche di carri armati e nei cantieri navali, e i marinai erano parte integrante della sua economia. Ma dopo la caduta del muro di Berlino, La Spezia ha perso la sua importanza strategica nel Mediterraneo e si è trasformata lentamente in una grande caserma vuota.
Oggi conserva tracce di una ferita: un lungo muraglione, quello dell’Arsenale militare, che impedisce l’accesso al mare, territori abbandonati e inutilizzati.
Ho deciso di riconquistare queste due memorie lacerate ricongiungendole, come se condividessero lo stesso destino, e di raccontare queste due storie cronologicamente parallele, attraverso un film in cui la sfera intima e quella storica interagiscono, si sfiorano, si compenetrano. In cui il mio spazio privato entra in connessione con il territorio della città, alla ricerca di corrispondenze possibili.
Silvia Staderoli
Il film in sintesi
Silvia Staderoli, Italia/Francia, 2012, 55’, scritto e diretto Silvia Staderoli
Con Riccardo Staderoli, Miriam Costa, Jetti Salvini
Fotografia Bruno Fundarò, suono Gianluca Costamagna, montaggio Ilaria Fraioli, montaggio del suono e mix Mikaël Barre
Prodotto Vivo film, Picofilms, coproduzione ZDF in collaborazione con ARTE con la partecipazione di Centre national du cinéma et de l’image animée – contribution financière con il supporto di Mediateca Regionale Ligure, Genova-Liguria Film Commission, con il contributo di Archivio Storico Oto Melara e Archivi Multimediali “Sergio Fregoso” sviluppato con il sostegno di Fondazione Libero Bizzarri
Silvia Staderoli
(La Spezia, 1979). Laureata in Cinema all’Università di Bologna, ha realizzato i corti Muscoli ripieni e Sten, e i documentari Bienvenue chez Carlo e Bliss. Nel 2009 ha diretto il making of de Le quattro volte di Michelangelo Frammartino. È stata un’assistente di produzione a Les Films d’Ici e ha insegnato sceneggiatura per documentari per la Minimumfax Media productions. Il muro e la bambina è il suo primo lungometraggio.