Un ragazzo detenuto nel carcere giovanile di Sulaimaniya, città del Kurdistan iracheno ai confini con l’Iran. È l’aprile del 1998 e si è appena conclusa la guerra civile, cominciata nel 1994, tra il KDP (Kurdistan Democratic Party) e il PUK (Patriotic Union of Kurdistan). La regione dieci anni prima è stata martoriata dai bombardamenti ordinati dal regime di Saddam Hussein. All’interno della prigione, le spalle poggiate su quel muro di cemento, le gambe accavallate, il giovane prigioniero pare attendere che le ultime nuvole se ne vadano via. È questa l’immagine-simbolo delle Resistenz(e), il tema che sarà il filo conduttore della XIII edizione del SalinaDocfest.
L’immagine-simbolo della XIII edizione è un regalo del grande fotografo Francesco Zizola che, tra il 1997 e il 1998, documentò le sofferenze dei curdi e i primi passi della ricostruzione, sostenuta dall’intervento di organizzazione umanitarie come Emergency di Gino Strada.
Lo scorso anno Francesco Zizola ha presentato al SDF il suo documentario As if we were tuna (vincitore del Premio Lady Wilmar Fotografia.Doc). Il documentario – realizzato durante due stagioni in Sardegna – racconta la tecnica della pesca al tonno rosso che diventa, nelle immagini sottomarine, una metafora dell’eterno conflitto tra l’uomo e la natura.
Con una delle immagini realizzate nel reportage in Iraq, nel 1998 Zizola vinse il secondo premio della sezione General News/Stories del World Presso Award. Nel 1996 aveva vinto il primo premio con un’immagine dei bambini mutilati dalle mine antiuomo in Angola. Dal 1991 lavorava a un progetto denominato “Eredi del Duemila” sulla condizione dell’infanzia nel mondo.