Concluse giovedì le proiezioni, adesso la parola passa alla giuria e al pubblico. La prima (composta da Claudio Giovannesi, Nicolas Philibert e Francesco Zizola) dovrà assegnare il Tasca d’oro per il miglior documentario. Al pubblico spetta l’assegnazione del Premio Signum. A questi due riconoscimenti – realizzati da Roberto Intorre – quest’anno se ne aggiunge un altro, la Menzione Speciale WIF – Women in Film, volta a premiare il documentario che dà il maggiore contributo a una riflessione sulla condizione femminile nel cinema.
Per ogni film in concorso è possibile consultare la scheda cliccando sul titolo. Abbiamo raccolto, durante i dibattiti che sono seguiti alle proiezioni, le dichiarazioni più significative fatte da ciascun regista sul suo lavoro. Eccole.
Francesco Miccichè, Il Filo dell’Alleanza
“La resistenza di alcune donne che hanno deciso di combattere una battaglia di pace nel loro paese, Israele e Palestina. Il racconto della realizzazione di un’opera, un grande arazzo, ricamato a mano da donne palestinesi, israeliane, druse e beduine. Simbolicamente cio’ che l’artista Daniela Papadio voleva dire e’ che non esiste la razza, siamo tutti membri dello stesso genere umano.”
Beniamino Barrese, La scomparsa di mia madre
“Quando ho saputo che il tema di Salinadocfest di quest’anno era “(R)esistenze”, ho pensato che fosse perfetto. La storia di mia madre è in fondo un tentativo di ritagliarsi un modo di vivere che abbia a che fare con la propria persona e non con le imposizioni dei codici e dei canoni, come, ad esempio, quelli della moda, in cui possiamo vivere, nel tentativo, invece, di capire chi siamo veramente”.
Reetta Huhtanen, Gods of Molenbeek
“Nel mio film, i due piccoli protagonisti riescono a discutere di grandi temi senza giudicarsi a vicenda e questa è una forma di cambiamento rispetto al mondo in cui viviamo, nel quale spesso tracciamo linee tra noi e gli altri, nella forma di religioni e punti di vista diversi sul mondo. La tolleranza tra questo bambini e’ una forma di resistenza”.
“Le ragazze del film hanno combattuto per un periodo di tempo cosi’ lungo, per ottenere una cosa, in fondo, tanto semplice: il diritto di esistere, di essere chi vogliono essere…e nonostante tutto, continuano ad andare avanti, anche davanti a tutti gli ostacoli, anche solo per esistere 90 minuti su un campo dal gioco”
“Seguire la propria strada, seguirla fino in fondo, contro tutti, anche contro le consuetudini familiari. Roberta, una sorta di cowboy italiana, resiste in un mestiere arcaico, nella natura selvaggia, in un mondo maschilista. Resistenza è, anche, a livello mondiale resistere nelle campagne, nella società moderna e scientifica, non perdere il contatto con la natura, ritrovare il senso del tempo, del silenzio, del mare, della terra”.
“Un film sulla memoria collettiva, di guerre che ritornano, la Seconda Guerra Mondiale, allora, cosi’ come la guerra in Ucraina oggi. Una forma di resistenza, un’esortazione a non abbassare la guardia, a continuare a riflettere e a non dimenticare”
“La resistenza sta nel rapporto tra i personaggi e il loro paese natale, un sentimento di sradicamento, in un paese come la Svizzera che già’ pone, si pone, molte questioni a proposito della convivenza e della migrazione . Ma la resistenza è anche filmare in 16 mm, un modo di ritrovare un contatto, una forma artigianale di fare cinema.”
Oltre ai premi riservati ai documentari in concorso, il SDF assegnerà quelli riservati a personalità del mondo del cinema e dell’arte. Il Premio Ravesi – Dal Testo allo Schermo” (a Abraham Yehoshua); Il Premio SIAE (a La paranza dei bambini di Claudio Giovannesi) e il nuovo Premio Ave Energia della Poesia / Poesia dell Energia (a Marco Bellocchio), il Premio Lady Wilmar – Finestra sul Mediterraneo (a Selfie di Agostino Ferrente) e il Premio Irritec – Sicilia Doc (a Letizia Battaglia).