“Proposi il ruolo di Moro a Franco Battiato che rifiutò di farlo. La sua pacatezza mi aveva fatto pensare a lui, ma non se la sentì”.
Lo ha rivelato Marco Bellocchio al SalinaDocFest, subito dopo la proiezione del suo Buongiorno notte, parlando con Enrico Magrelli nell’incontro organizzato nell’ambito della nuova sezione “Cinema e Storia“. Poi la scelta cadde su Roberto Herlitzka, interprete eccellente dello statista assassinato dalle Brigate rosse. Ma, certo, quell’idea di utilizzare un cantautore famosissimo come Battiato aiuta oggi a chiarire ancora meglio l’idea di fondo che guidò Bellocchio: “Volevo mostrare Aldo Moro vivo. Era un’esigenza di libertà. Un’esigenza di libertà verso l’ineluttabilità della storia. Si trattò di una scelta antimaterialista e per certi versi antimarxista”.
Il film (tratto dal libro Il prigioniero della ex brigatista Laura Braghetti) fu realizzato nel 2003, quando erano già trascorsi venticinque anni dall’omicidio della scorta, dal sequestro e dall’uccisione di Moro.
“Quando Buongiorno notte uscì – ha ricordato Bellocchio – le Brigate rosse erano già finite. Ci fu chi mi espresse solidarietà per la scelta che avevo fatto, altri si arrabbiarono. Di certo ancora oggi la pagina su Moro non è ancora stata chiusa. Mario Moretti ha ammesso di non aver raccontato tutto”.
Adesso che sono passati più di quarant’anni resta, indelebile, la memoria del funerale: “Lo ricordo bene. Ricordo il sentimento di profondo stupore di tanti italiani che non si aspettavano quella fine. Ma la fine di Moro segnò la fine ineluttabile di quanti lo vollero colpire, la fine delle Brigate rosse”.
Stasera Bellocchio riceverà il Premio Ave – Energia della Poesia – Poesia dell’energia, il nuovo riconoscimento introdotto in questa tredicesima edizione per volontà dell’imprenditore Alessandro Belli.