“Se la politica divorzia dalla vita io non ci sto” (Nichi Vendola)
“Stranizza d’amuri è un film “politico” che parla ai giovani con il linguaggio dei sentimenti” (Giuseppe Fiorello)
Ho sognato questo momento per infiniti anni. Non pensavo di assistere nella mia Messina ad un momento così importante parlando apertamente di omosessualità” (Dott.ssa Garufi psicologa di Messina del primo Arcigay di Messina, intervenuta alla fine dell’incontro raccontando la sua esperienza professionale di cinquant’anni fa)
Una grande e commossa platea di pubblico ha partecipato al Monte di Pietà a Messina, all’evento Finestra SalinaDocFest – Messina, anteprima della diciottesima edizione del SalinaDocFest realizzata grazie al sostegno di Città di Messina e Città Metropolitana di Messina che ha visto l’incontro tra Giuseppe Fiorello e Nichi Vendola sul tema Il sogno di amarsi senza paura.
L’incontro è stato moderato dalla fondatrice e direttrice artistica del SalinaDocFest Giovanna Taviani, e deliziato dalla degustazione aperta al pubblico dei vini eoliani dell’Azienda Agrobiologica Salvatore D’Amico di Leni Salina, con l’intervento di Salvo Foti, enologo siciliano, che ha intrattenuto il pubblico con una breve presentazione del percorso dei vini dal titolo ComeAmareBene&ComeBereBene.
Ad aprire la serata, il benvenuto del Direttore Generale del Comune di Messina, Salvatore Puccio, e la consegna da parte dell’Assessore ai Grandi Eventi, Massimo Finocchiaro, del Premio Speciale Sdf – Città Di Messina al film Stranizza d’Amuri, esordio alla regia dello stesso Giuseppe Fiorello. Ambientato nel 1982 e ispirato al Delitto di Giarre, Stranizza d’Amuri racconta l’incontro casuale di due adolescenti tra cui nasce una grande amicizia che si trasforma in un sentimento e che i due sono costretti a mantenere segreto.
Agli adolescenti di oggi, ha spiegato la direttrice del Festival, sarà dedicata una nuova sezione di documentari, incentrati sul disagio adolescenziale dei giovani dopo la pandemia, se è vero che oggi circa il 70 per cento di giovani dai 10 ai 20 anni soffre di disturbi psichiatrici come ansia e depressione e vede nella scuola l’epicentro dell’inquietudine.
Scuola Libera – Libertà della Scuola sarà uno dei fili rossi del Festival, che ha deciso di partire con un film coraggioso dedicato al sogno di amarsi senza avere paura.
Nichi Vendola, ha esordito Giovanna Taviani, è stato il primo a dare una lettura politica del delitto di Giarre e a riportarlo all’attenzione dell’opinione pubblica fondando il primo Circolo Arci Gay. Cosa ricordi di quei fatti?
“Il delitto di Giarre ha segnato la mia vita e quella di tante persone – ha detto Nichi Vendola – Nel 1980 l’omosessualità era classificata dall’OMS come una malattia psichiatrica e solo nel 1990 questa classificazione è stata depennata. Fino ad allora vigeva per gli omosessuali la cancellazione dell’identità, con “terapie” che si affidavano anche all’elettroshock….”. E poi i ricordi sul primo campeggio gay nel 1979 a Isola Capo Rizzuto, in Calabria, con le minacce: “venivano a spiarci con i binocoli”, ricorda, “mentre all’anno dopo, proprio dopo il Delitto di Giarre risale il mio personale coming out”. “Dopo il delitto di Giarre ci fu un atto di coraggio dei Radicali con un giovane Francesco Rutelli che andò a Giarre a una famosa manifestazione cui partecipò anche la messinese Angela Bottari. Spaventata per il giudizio che avrebbe potuto esprimerle il segretario regionale, andò perché il segretario regionale che la sostenne era Pio La Torre”.
I ricordi di Vendola sottolineano quanto “Il Sud non è come lo raccontano, ma è sempre stato all’avanguardia …. Quando arrivai a Roma incontrai Don Marco Bisceglia, parroco di Lavello, in Lucania. Qui aveva organizzato tutte le lotte dei braccianti e al tempo si espresse a favore del divorzio, per cui venne espulso a divinis …. Fu lui che a Palermo fondò il primo circolo Arcigay d’Italia”.
Hai fatto un film coraggioso – ha poi chiesto la Giovanna Taviani a Giuseppe Fiorello – perché hai messo in primo piano il tuo sguardo autoriale su una storia di sentimenti, prima ancora che di cronaca.
“Ho provato – ha ricordato Giuseppe Fiorello – a concentrare l’immenso racconto che ha anche descritto Nichi, trasportandolo in modo semplice con ciò che ricordavo delle storie del mio paese. Ho cercato di raccontare l’amore, senza scandalizzare nessuno, ma descrivendo la delicatezza del rapporto tra due persone dello stesso sesso”. “Per girare il film – ha continuato Fiorello – ho cercato due ragazzi che potessero esprimere verità e semplicità, e li ho ripresi con taglio documentaristico. Una cosa che mi ha spinto a raccontare questa storia è l’orgoglio di una Sicilia che ha saputo alzare la voce, la Sicilia di Franco Battiato…”.
Giovanna Taviani ha quindi chiesto a Vendola un commento a caldo dopo le elezioni europee, che hanno registrato un grave arretramento sul piano dei diritti civili, e ha poi sottolineato l’esigenza di tornare a parlare ai giovani con un linguaggio diverso da quello della politica:
“Sono 80 le nazioni del mondo – sottolinea Vendola – dove l’omosessualità è ancora considerata illegale, basti pensare poi a Paesi come Egitto e Iran, dove vigono condanne ed esecuzioni. Il ritorno del fenomeno di omofobia e transfobia per catturare consenso politico producono fenomeni violenti preoccupanti. Ma è un problema che riguarda anche i diritti delle donne: il vero crimine universale è il femminicidio, con la sua gigantesca quantità di stupri che si consumano da parte del patriarcato”. “Non riesco a immaginare – continua Vendola – una società che rinunci ad invadere la sfera che riguarda i corpi la sessualità cioè le persone che reclamano il diritto alla felicità. Voglio vivere la politica come esperienza dell’apprendimento: ho fatto politica girando i luoghi delle fabbriche dei servizi sociali, non sono da talk show, se la politica ‘divorzia’ dalla vita io non ci sto!”.
Sollecitato dall’ultima domanda di Giovanna Taviani, sul film mai realizzato dello zio Paolo, Il canto delle meduse, dove era stato scelto proprio l’attore siciliano, sulla traumatica esperienza della pandemia che i giovani, prima di tutto, hanno subito e continuano a subire, Giuseppe Fiorello ha concluso: “Ho un grande rammarico per la scomparsa di Paolo Taviani e per l’incontro avuto con lui per un importante ruolo che avrei dovuto avere con Alessandro Gassman. Il fatto che Paolo mi avesse chiamato mi ha restituito quell’attenzione che un certo cinema autoriale non mi ha mai rivolto”.
La serata è stata occasione per presentare la prossima edizione del SalinaDocFest che si terrà dall’11 al 15 settembre 2024 con la direzione artistica di Giovanna Taviani, da questa edizione affiancata da Antonio Pezzuto. Libertà è il tema che porta il festival internazionale del documentario alla sua maggiore età: 18 anni di cinema sull’isola di Salina, per una edizione che vede, nell’anteprima messinese, un primo sviluppo del tema della Libertà – Come essere liberi.
Giovanna Taviani dopo 17 anni di Presidenza dell’Associazione, in sintonia con gli altri componenti del Direttivo espressione del territorio eoliano, ha individuato nella figura di Giulia Giuffrè, Consigliere d’amministrazione e ambasciatrice di sostenibilità del Gruppo Irritec – azienda siciliana leader negli impianti di irrigazione a goccia – la nuova Presidente del SalinaDocFest, affiancata dal Vice Presidente Gaetano Calà.