Comincia oggi la XIII edizione del SalinaDocFest dedicata al tema delle (R)esistenze. Una scelta, ne siamo consapevoli, un po’ spericolata. Una scelta che può prestare il fianco all’accusa di retorica (sì, si è spesso abusato del termine Resistenza) e anche di genericità. Si è deciso di correre il rischio per affermare un principio di base di tutte le resistenze: la difesa delle parole, del loro significato, del loro senso. E attualmente non disponiamo di parola migliore per definire la fatica di stare al mondo senza rassegnazione, ma anzi con l’idea di cambiarlo.
La Resistenza di tante esistenze, la resistenza dell’esistere, può prendere forme diversissime. Nell’introduzione al catalogo di questa edizione – dedicato a due resistenti scomparsi di recente, Andrea Camilleri e Mattia Torre – la direttrice del SDF, Giovanna Taviani, le sintetizza a partire dal racconto della foto che Francesco Zizola ha donato al Festival ed è diventata il suo logo e anche la sintesi degli intenti:
“Il cortile nero di un carcere, sotto il cielo bianco che sovrasta. Un ragazzo al centro al centro dell’inquadratura, piccolo nel grande atrio di cemento. Seduto a terra, le spalle poggiate al muro, le gambe accavallate. Solo“.
Francesco Zizola ha scattato questa foto nel 1998, a Sulaimaniya, nel Kurdistan iracheno. Il ragazzo è un prigioniero. A vederlo si può anche pensare che, nascosto tra le ginocchia, abbia un libro. Si può sperare che le nuvole del cielo siano tutto il suo dolore e che il vento se lo porterà via. Quell’immagine suggerisce un’infinità di ipotesi. E una certezza: che la “resistenza” non è solo in quel ragazzo, ma anche nel nostro sguardo, nel nostro punto di vista. Nella possibilità di averlo, nella capacità di coltivarlo.
Non è un caso che in questa edizione ricca di novità e di ospiti illustri, si inauguri – in collaborazione con il CIDI (Centro Iniziativa Democratica Insegnanti) di Palermo – una nuova sezione dedicata al Cinema e alla Storia. Come non è un caso che la scuola sia uno dei temi più presenti in questa edizione. La scuola è la scenografia di Selfie, il film di Agostino Ferrente, ed è l’assenza de La paranza dei bambini di Claudio Giovannesi. La scuola di un piccolo villaggio e il suo maestro è il racconto che Nicolas Philibert svolge nel suo Être et Avoir.
La scuola è il luogo della trasmissione della memoria, oltre che della conoscenza. Gli ospiti di questa XIII edizione portano memorie lunghissime, complesse, drammatiche. La memoria dei conflitti in Medio Oriente di Abraham Yehoshua, la memoria del terrorismo e delle dinamiche feroci di Cosa Nostra dei film di Marco Bellocchio, la memoria della lotta alla mafia delle fotografie di Letizia Battaglia.
Poi c’è la memoria del presente. Delle tragedie che si consumano sotto i nostri occhi e che vengono così rapidamente dimenticate. Sarà questo il tema dell’evento che sabato concluderà questa edizione: lo spettacolo teatrale itinerante Refugees il respiro dei migranti – Salina Opera Paese, ideato, scritto e diretto da Ugo Bentivegna con la collaborazione di Lorenza Fruci e le musiche originali di Mario Incudine. Gli abitanti di Salina si mescoleranno con attori professionisti in un cunto collettivo che darà vita, appunto, a una vera e propria “Opera Paese”.
Sì, sono tanti i modi di resistere e si esistere. Per averne un’idea è sufficiente dare un’occhiata – nella home di questo sito – alla sezione dove, uno per uno, presentiamo i sette documentari che concorreranno al Tasca d’Oro per il miglior documentario e al Premio Signum assegnato dal pubblico. A questi riconoscimenti – assieme al Premio Ravesi dal testo allo schermo, al premio Irritec, al premio SIAE e al premio Lady Wilmar, una finestra sul Mediterraneo– quest’anno si aggiungono quest’anno il Premio Ave – Energia Della Poesia, Poesia Dell’energia e la Menzione Speciale WIF – Women in Film, volta a premiare il documentario che dà il maggiore contributo a una riflessione sulla condizione femminile nel cinema.
Daremo conto giorno per giorno degli eventi e dei dibattiti. Intanto si parte con la proiezione dei primi documentari in concorso e stasera a Malfa, dopo il saluto del sindaco Claudia Rametta, di Selfie di Agostino Ferrente, vincitore del premio Lady Wilmar di questa edizione.